Statistiche Militari
STATISTICHE MILITARI
(di Mario De Rose)
Anno 1820, la terra di Rose, di cui non si ha maggior tradizione dello stato attuale, è il Comune Capo Circondario di Rose stesso, del Distretto di Cosenza della Provincia di Calabria Citra, della 5" Divisione Militare, classificato di 3^ classe, tra i comuni del Regno. E' situato su di una collina, contornata da cinque monti, distante da ognuno circa due miglia; le falde dei quali presso a poco all'aspetto della Patria, formano il territorio coltivato della medesima.
La posizione scoscesa dell'abitato offre cinque strade di accesso, che per la natura del sito potrebbero essere barricate e rendersi forte. Le strade dell'esterno non offrono il trasporto della artiglieria nello interno. A tiro di pistola su di un luogo eminente ed a levante della Patria, trovasi il Castello dell'ex Barone, abitato dai suoi agendari e corredato soltanto da una cisterna piovana nell'interno; il quale domina la parte superiore del paese e che può servire in bisogno per ritirata, giacché vi si può rigorosamente difendere. Vi è la scuola primaria il di cui mantenimento è a carico del comune. Come per questa mancano il locale e gli oggetti necessari alla pratica dello stabilimento, e l'istruzione si adopera da un prete paesano. La gioventù fa pochissimo profitto. L'aria non è molto salubre. Nell'està l'acque che ristagnano nel vallo del fiume Crati,di cui non è distante che due miglia, a causa della macerazione dei lini e dell'irrigazione del granone alle diverse coltivazioni del quale, presso che a sette mesi stanno applicati gli abitanti campagnoli, contro ai quali non si fa che apporre per la loro ostinatezza a tale industria, producono cattivo effetto alla salute pubblica. Nell'inverno, quando la Patria, esposta ai venti del nord, il clima ha del rigido ed incostante, per cui nell'una e nell'altra stagione spesso sono le malattie. E' scarsa di acque nell'inverno e le fontane esistenti sono rese esauste e di cattiva qualità, per il che si sta importando l'acqua dalla montagna superiore allo abitato, dal quale si spera miglioramento alla condizione degli abitanti. In ordine ai pesi, il rotolo è di once 49 generalmente per le produzioni dei liquidi nel territorio.
Il vino si valuta in barile di cannate 22 ed ognuna di queste di once 48. L'olio si vende a cantaio di rotolo 100, ognuno dei quali è di once 48. Litra di rotola 2 o coppo di rotolo I; e a misura di once 18. II tomolo è diviso in 8 parti; la metà si chiama mezzetto, la quarta parte si chiama quarto e l'ottavo stuppello, che in totalità corrisponde al tomolo napolitano colmo. L’estensione dei territori si definisce a moggio, di cui ognuno di canne 30 napolitane per ogni lato del quadrato. La popolazione ascende a 2068 abitanti dei quali 100 circa dimorano nelle vicine terri di campagna ed il resto nella comune. Della somma totale della popolazione si numerano 980 uomini e 1088 donne.
Vi sono undici preti. Poche famiglie vivono coi propri fondi senza esservi alcuna professione. Si numerano tre medici, un chirurgo, quattro barbieri, un dottore con privilegio, due notai, due speziali.
Vi si contano 400 lavoratori di campagna, cento pastori, cinque muratori, due falegnami, quattro ferrari, tre fornaggiaia di calce e tre di mattoni e ceramili, cinque sarti, dieci calzolai, otto vetturali di muli e cento di asini. Per l'amministrazione comunale vi sono un sindaco, due eletti, un cancelliere, un cassiere, un esattore, un decurionato di dieci individui, un ricevitore del Registro e Bollo, un regio giudice, un cancelliere, un sostituto e due uscieri. Tre parroci ognuno dei quali col beneficio, ed anime separati. Appartiene alla diocesi di Bisignano e Sammarco. Vi ha un distaccamento di Milizie provinciali composto di 27 militi,dei quali 3 fanno parte della Compagnia Mobile del Distretto, sotto gli ordini del Capitano dei militi che vi risiede.
La milizia urbana di riserva è organizzata al numero di 116. In detta comune si trovano tre chiese, la Parrocchiale ha lunghezza di canne 2 per 7 di larghezza; la seconda ha lunghezza di canne 9 per 2 e mezza di larghezza; la terza di canne 2 di lunghezza e canne 3 e mezza di larghezza. Tranne la parrocchiale, nell'altre due chiese unite insieme, si possono alloggiare 100 uomini di passaggio e 50 di permanenza. Vi è un convento dei padri Riformati conservato in buono stato ed è addetto all'abitazione dei monaci che vi esistono al numero di 12. E’ di figura quadrangolare, distante dall'abitato un quarto di miglio, situato alla parte superiore e dirimpetto al castello baronale. Nel pianterreno di detto convento trovasi il refettorio di lunghezza canne 4 e mezza per 2 e mezza di larghezza. Quattro magazzini; cucina, cellare, dispensa e legnaia.
Il primo ha canne 2 e mezza di lunghezza e canne 2 di larghezza. II secondo canne 4 di lunghezza e 2 e mezza di larghezza. Il terzo è di canne 1 in quadro; e l'ultimo ha canne 2 e mezza di lunghezza e canne 2 di larghezza. Vi è un chiostro quadrato di canne 8 per ogni lato, che gira all'interno, e nel mezzo trovasi una gisterna, che si riempie d'inverno coll’acqua della montagna per uso di bere ed altri comodi dei monaci. Il piano superiore consiste in 4 dormitori della lunghezza ciascuno di canne 12 per 1 di larghezza. Questi danno comunicazione a due ordini di celle, sulla diritta e sulla sinistra all'infuori di uno che è addetto ad uso di loggia.
Si numerano 24 celle, ciascuna di palmi 2 per 2. Il descritto convento.oltre la famiglia, può contenere di passaggio 200 uomini,e 100 di permanenza inclusa la chiesa attaccata all'istesso convento, che ha la lunghezza di canne 9 e la larghezza di canne 5. Nella Patria vi si trovano 8 muli ad uso di soma e 100 asini e sul territorio 30 bovi da aratro.
La superficie del territorio è di moggia 8664 dei quali 2053 alla rinfusa, vengono coltivati e seminati in biade, granoni e legumi; 78 e quattro ottavi in vigneti; 89 e 6 ottavi in oliveti; 170 e 7 ottavi in ficheti e 190 e 1 ottavo in querceti. I boschi occupano una superficie di moggia 2489; il rimanente è destinato ad erbaggio. Negli anni di fertilità il prodotto dei terreni coltivati e quello delle anzidette culture è tanto quanto è bastevole al mantenimento della popolazione. Nei boschi si nutriscono dei maiali sino al numero di 200. Vi sono delle mandre di pecore e capre che giungono al numero di 3000; il formaggio che se ne ritrae è al disopra del bisogno della popolazione; gli ortaggi vernotici e la frutta estativi pure in abbondanza. Vi sono due mulini; uno sul corso del fiume Arente che macina d'inverno e d'està; altri due sul corso del vallone Javis che macinano d'inverno; ciascuno di essi può macinare l'inverno 20 tomoli di genere al giorno. Vi sono cinque forni pubblici che possono cuocere oltre il giornaliero consumo della popolazione, dieci tomoli di pane. Il foraggio verde e il fieno appena è sufficiente per gli animali del paese. La paglia è in abbondanza. L'orzo di cui si fa uso per le proprie vetture si compra o nelle montagne coltivate da forastieri o nel vallo di Bisignano e Roggiano. Vi si trovano al didentro del Paese, tre forgie in attività ed al difuori, delle fornaci di mattoni e di calce. Dai vicini boschi si ritrae qualche albero di castagna selvaggia o di cerro ad uso di traverse o di tavole, come da querceti e soveri, il legname da bruciare ed il carbone a solo uso della popolazione. Sul territorio vi sono due boschi; uno denominato Sovareto e l'altro Querceto ambedue alla distanza di un miglio e mezzo circa dall'abitato. Una parte di essi è coltivata l’altra è boscosa e da il comodo di legname a secco per bruciare e del carbone. Gli stessi sono per natura scoscesi. Il Sovareto è all'aspetto da mezzogiomo; II Querceto parte è a mezzogiorno e parte a ponente. Le strade che conducono nei medesimi, perché disastrose offrono il trasporto del legname o del carbone a sola schiena di mulo. Si crede approssimativamente la distanza da Rose a Napoli a 180 miglia; a Monteleone, residenza del Comandante Generale la Divisione Militare, a 50; a Cosenza, Capoluogo della Provincia e del Distretto a 8; da Acri 16; a Bisignano 8; a Luzzi, San Pietro e Castiglione, paesi componenti il Circondario 6 circa. In tali paesi, che si trovano al di fuori della strada consolare meno Cosenza, Monteleone e Napoli.vi si perviene per le strade ordinarie di cattivo accesso nell'inverno per la natura del terreno cretoso ed attraversato dal fiume Moccone ed Arente, rapidi ed in piena particolare nello inverno per cui spesso bisogna attendere la diminuzione e quindi passarli a schiena di passieri che all'uopo vi stanno addetti. Per recarsi poi alle Capitali è indispensabile attraversare il fiume Crati onde immettersi nella strada consolare distante due miglia circa. E per tale passaggio, particolarmente di inverno sono indispensabili le vetture e i passieri e non vi sono altri mezzi di passarvi senza disastri che la costruzione dei ponti, per li quali vi vorrebbero degli argini ove poggiarli su di ciascun fiume. Nel territorio non vi sono laghi o paludi. Lo traseca il vallone Javis e lo circoscrive il fiume Crati da ponente e il fiume Arente da mezzogiorno.
La Forgia (citata nella statistica militare)
(di Francesco Urso)
La forgia (fucina) di proprietà Scarnato, eseguiva tutti i lavori in ferro, tra cui la costruzione di armi da fuoco, sottola direzione del Capo armiere Francesco De Bonis (una delle figlie – Rosa – aveva sposato Antonio Scarnato).
Le armi venivano collaudate sparando sul grosso portone della fucina, che, sul lato sinistro ne porta ancora le tracce. Il locale è stato dato in donazione dai proprietari Arc. Francesco Scarnato e fratello Costantino, all’Azione Cattolica, da qualche anno. Nella chiesa della Congrega, sul lato sinistro, alla fine della scalinata, è posta una lapide marmorea che dice: “ – Francesco De Bonis del fu Giuseppe morto il 24/12/1873 maestro armiere e ferraio che nel suo genere era unico nella provincia di Cosenza.
All’età di anni 49 cessava di vivere. Moglie e figli posero. Rose 20-9-1874"
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