Artigianato
Nell'epoca in cui la ricompensa era, sopratutto, nel piacere del lavoro e dei risultati ottenuti, sul territorio Rosetano pullulavano le botteghe artigianali. c'erano la bottega del fabbro (forgia), del falegname, del calzolaio (scarparu), del sarto. .. Allora l’apprendimento di un mestiere, da parte di un giovane, era considerato un ottimo investimento (mparati n'arti ...). Era il capo famiglia che sceglieva e contattava il proprietario (“mastru”) della bottega in cui il figlio doveva apprendere il mestiere. Nelle botteghe, inizialmente, ai ragazzi venivano affidate le mansioni più semplici.
Il Sarto affidava al giovane il compito di custodire il fuoco per il ferro da stiro.
Il Calzolaio inizialmente insegnava al discepolo come preparare la scarpa: ripulirla dalla sporcizia, raschiarla con la raspa, ammorbidirla con l'acqua, ...
Il Falegname gli affidava i compiti meno pericolosi: trasportare la legna, ripulire i mobili da restaurare, ripulire la segheria.
Il Fabbro al giovane apprendista insegnava come tirare il mantice cioè l'alimentatore della fucina, ...
Dopo alcuni anni di duro e faticoso apprendistato il ragazzo veniva impiegato nello svolgimento di mansioni più complesse e solamente quando aveva imparato ogni trucco del mestiere poteva sostenere di avere acquisito, sul campo, la qualifica.
La “qualifica ” era sottoscritta dalla professionalità della bottega in cui aveva appreso il mestiere.
Dopo la “maturità artigiana”, il giovane era pronto per avviare una propria attività.
L'artigiano per l'apprendista era anche Maestro di vita! ecco cosa diceva ...
A cridenza è morta e u malu pagaturu l'hanu ammazzatu. (il creditore è morto e l'insolvente l'hanno ucciso)
All'arrizzicu sta llu guadagnu (al rischio è strettamente legato il guadagno)
A pignata di setti compari nun vuddra mai.
Ara casa du pezzenti nun mancanu stozza
Campa cà vidi e serva ca truavi (Campa e vedrai, conserva e troverai)
Le opere Artigianali