Le origini e il Feudo

Le Origini del Feudo di Rose

(di Filippo Bilotta e Francesco Scarnato)

 

Durante la dominazione Aragonese, quando Alfonso V di Aragona e Navarra, detto il Magnanimo (1416 - 1458) conquistò Napoli e la Sicilia e prese il titolo di Re delle due Sicilie, la terra di Rose cadde sotto il peso della feudalità, venendo compresa nel feudo che, col titolo di Principato di Bisignano, Re Perdinando I di Aragona (1458 - 1494) figlio naturale di Alfonso, concedette alla famiglia Sanseverino nel 1462.

Il feudo fu costituito sulle terre dell'Università, alla quale, pur rimase una parte dell'antico ed esteso dominio universale.

Sotto il principato di Giovanni Bennardino Sanseverino il feudo fu smembrato e quella parte che si disse Marchesato di Rose, fu venduta a Marcello Spadafora da Cosenza. Bennardino Sanseverino ricomprò il Marchesato nel 1603 e quindi ebbe a rivenderlo a Bennardo di Bernaudo. Dalla famiglia Bernaudo, fu venduto nel 1610 ad Orazio Salerni e nel 1680 fu ceduto, in parte, a Filippo Cavalcante, duca di Rota.

L'anno 1723 tra i Cavalcante e la famiglia Salerni, si dibattè un giudizio dinnanzi il Sacro Reale Consiglio e il feudo fu sottoposto ad espropriazione. Fu stimato dal tavolarlo Manni ed in base alla descrizione dei beni feudali e alla stima contenuta nel rapporto del Manni, venne successivamente acquistato dal principe di Luzzi Firrao nel 1729.

II 2 agosto 1806 Giuseppe Napoleone, Re di Napoli, dando l'ultimo crollo al Medio Evo, proclamava: - La feudalità, con tutte le sue attribuzioni, resta .abolita -.

La feudalità però, di fatto continuò e, tra il comune di Rose ed il principe, si ebbe una causa nel 1810 e poi venne stipulato un contratto di divisione e permuta il 22 maggio 1821, con cui si divise il territorio di Rose e si assegnarono a ciascuno le sue parti. Ma la feudalità continuò ancora.

Siamo nel 1864, quando l'amministrazione municipale di  Rose, chiese la verifica di tutti i demani esistenti nel territorio del comune. La lite si protrasse per altro tempo ancora e con alterne vicende, finché si ebbe la sentenza conclusiva nella causa del dicembre 1899, ma la vertenza si chiuse definitivamente nel 1918.

Le notizie qui riportale sono contenute nella "-Comparsa conclusiva"- della causa fra il comune di Rose e gli eredi del principe di Bisignano.

Estensori degli atti: gli avvocati Antonio e Francesco SanteIli. Segretario comunale di Rose: Giulio Capalbo.

 

 

ORIGINE DEL FEUDO DI ROSE

(di Francesco Urso)
Le più autorevoli fonti parlano di questa comunità, nata all’indomani delle incursioni saracene sulla città capoluogo, a partire dalla seconda metà del X secolo e, più precisamente fra lo 875 ed il 976.
A riprova del fatto che la zona sia stata abitata nei tempi antichi, c’è stato il ritrovamento di reperti archeologici in località “Cutura”, datati V e VI secolo a.C.
Primo feudatario di Rose (1199) fu Riccardo de Rosa di Parma che ebbe il feudo da re Federico II. In un documento si trova:”… il territorio, del suo novello signore prese il nome”.
Nei registri angioni, si riscontra spesso:”… Riccardo I de Rosa, domine (signore) castro Rosa”.
Nei registri angioni del 1276, appare il nome:”… Rosa cum casali bus” tassato per grana 19704, in base alla quale tassazione si può calcolare una popolazione di 1642 anime, approssimativamente, visto che la suddetta avveniva per “fuochi” cioè per nuclei familiari.
Re Roberto (1314) conferma il possesso della terra di Rose in Calabria, al milite Riccardo de Rosa e nel 1338 concede allo stesso, che è senza figli, che gli succedano nel castello di Rosa, i suoi nipoti, Riccardello e Nicola De Orchis, figli di una sorella.
La famiglia De Orchis è stata, assieme ai Firrao, tra le più importanti della Calabria, nel periodo angioino.
Nel 1639 si verificò la vendita del feudo di Rose, da parte dell’ultimo De Orchis, alla potentissima famiglia Sangineto. Margherita Sangineto sposò Venceslao Sanseverino e per effetto di queste nozze tutti gli averi ed il prestigio di casa Sangineto, vengono acquisiti dal casato Sanseverino, costituendo il primo nucleo intorno al quale nascerà il potentissimo stato di Bisignano.
La terra di rose viene, man mano, a trovarsi, nel vastissimo mosaico del casato Sanseverino.
Il periodo positivo finì con Gerolamo Sanseverino, principe di Bisignano che contribuì a dare vita alla “Congiura dei Baroni”, repressa nel sangue.
Il re Ferdinando fece occupare lo stato di Bisignano dai capitani regi, ai quali fu affidato il compito di governare i vari possedimenti.
Rose fu affidato a Gaspare Firrao da Cosenza.
Dopo la discesa di Carlo VIII, Bennardino Sanseverino III principe di Bisignano riuscì ad ottenere i privilegi e le terre che erano appartenute al padre.
In seguito il feudo fu smembrato e, quella parte che si disse Marchesato di Rose fu venduto (1594) a Marcello Spadafora da Cosenza.
Bennardino Sanseverino ricomperò (1630) il marchesato e quindi ebbe a rivenderlo a Giovanni Bennardino, per ducati 38.000 .
Nel 1607 il feudo passò ad Orazio Guerra da Celico che ne ebbe il possesso fino al 1615, anno in cui venne acquistato da Orazio Salerno.
Nel 1647, il paese fu saccheggiato e bruciato da Fabio Alimena, capo dei ribelli, venuti da Cosenza.
Orazio Salerno passò il feudo al figlio primogenito Giacomo che diventò marchese di Rose, col privilegio di Filippo IV, del 1662.
Troviamo ancora che nel 1680 il feudo fu ceduto, in parte, a Filippo Cavalcante, duca di Rota.
L’anno 1723, tra il Cavalcante e la famiglia Salerni, si dibattè un giudizio dinanzi al sacro reale Consiglio ed il feudo fu espropriato.
Fu stimato dal tavolario Manni ed in base alla descrizione dei beni feudali ed alla stima del rapporto del Manni, venne, successivamente acquistato dal principe di Luzzi (1729).
Durante il principato dei Firrao, emerge la figura di don Pietro Magliari, amministratore di questi, che dimorò nel castello di Rose dal 1763 al 1799, dimostrandosi crudele ed opprimendo la popolazione, tanto da essere ucciso dai rosetani.
Il possesso del feudo di Rose, da parte dei marchesi Firrao, continuo fino al 1806.
Dopo il terremoto del 1638, Rose fu colpito probabilmente, dalla peste nel 1656; e poi riporto gravissimi danni nei terremoti del 1854 e 1870. Il 2 agosto 1806 Giuseppe Napoleone, re di Napoli, proclamava: “La feudalità, con tutte le sue attribuzioni, resta abolita”. La feudalità, però, di fatto continuò e tra il Comune di Rose ed il principe ed il principe, si ebbe causa nel 1810 e poi venne stipulato un contratto di divisione e permuta (1821), in cui si divide il territorio di Rose e si assegno a ciascuno le parti.
Ma la feudalità continuò ancora.
Siamo nel 1864, quando l’ amministrazione municipale di Rose, chiese la verifica di tutti i demani esistenti nel territorio del Comune, la lite si protrasse per altro tempo ancora e con alterne vicende finche si ebbe la sentenza conclusiva (1899) (avvocati: A. ed F. Santelli – segretario comunale di Rose: Giulio Capalbo), ma la vertenza si chiuse, definitivamente nel 1918.

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